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TOPONOMASTICA RIMELLESE / FLURNAMEN IN REMMALJU

Das Dorf Remmalju (Rimella) in Norditalien ist eine deutsche Sprachinsel, die im Mittelalter von Walsern aus dem Wallis oder eben aus dem Berner Oberland besiedelt worden ist.

 

Die Dorfteile Niederdorf (Nìder Dörf), Kirche (Chilchju), Matten (Màtte) und Dorf ( Oberdorf (Dörf), vom Weiler  In den Obern (In du Obru) aus gesehen .

 

Le frazioni Villa Inferiore (Nìder Dörf), Chiesa (Chilchju), Prati (Màtte) e Villa Superiore (Dörf), viste da Roncaccio Superiore (In du Obru).

Rolf Marti hat in verdienstvoller Weise die Flurnamen in Rimella / Remmalju in Oberitalien gesammelt. Das Dorf ist eine deutsche Sprachinsel, die auf die Einwanderung von Walsern im 13. Jahrhundert zurückgeht. Ähnlichkeiten mit Wörtern und Flurnamen im Berndeutschen, namentlich im Oberland,  lassen den Verfasser vermuten, dass die Besiedelung direkt aus dem Berner Oberland, ohne Umweg über das Wallis erfolgt ist. 

Es wird fesselnd sein, diese These zu prüfen. Vielleicht kam auch nur ein Teil der Siedler aus dem Berner Oberland; eine andere Möglichkeit ist die, dass altes Sprachgut in den Walserkolonien erhalten geblieben ist, während es im Wallis verschwunden ist. So hat das Walliser Deutsch bei aller Urtümlichkeit die Unterscheidung nach dem Geschlecht zwischen zwee(n), zwo und zwei für das Zahlwort zwei aufgegeben. 

Der Aufsatz folgt in italienischer Sprache, wie er im schönen Heft Remmalju, Schumer (Sommer) 1997 des Centro Studi Walser in Borgosesia erschienen ist.

Anschrift der Vereinigung und des Verlags: 
CENTRO STUDI WALSER DI RIMELLA, Via Valbusaga 45, I - 13011 Borgosesia (Vercelli), 
Tel. (0163) 21 698.
 

Wanderferien in Rimella

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NOTIZIE SULLA TOPONOMASTICA RIMELLESE

NOTIZEN ZUR REMÄLLJER NAMENGEBUNG
von Rolf Marti, Saanen  

Die Bedeutung der Flurnamen als Kulturgut 

Elemento importante dell'idioma "Tittschu" di Rimella è la presenza dei toponimi che si riferiscono alle denominazioni delle località del territorio.

Sono molti e in uso da secoli e quindi molto antichi, e proprio per questa loro arcaicità sono uno specchio del passato. Se confrontiamo il numero dei toponimi esistenti nei Comuni italiani con quelli delle zone di origine tedesca, notiamo che in questi sono più numerosi; ciò dimostra il grande attaccamento alla terra di questi montanari: avevano quasi un rapporto personale con la terra che coltivavano.

Difficile è interpretare il significato dei toponimi della toponomastica in lingua tedesca. A tal fine ci può essere di grande aiuto aggiungere la forma in Hochdeutsch (alto tedesco) al vocabolo.

Se si confronta la forma in Hochdeutsch con quella del Remalljertiitschu, si constata che la scrittura di base è sempre la stessa: solo la vocalizzazione e la terminazione possono essere differenti; del resto questo fatto vale anche per la lingua parlata. È d'altronde stupefacente notare l'immensa ricchezza delle forme espressive nella toponomastica tedesca. La popolazione rurale è la più ricca di toponimi e modismi: con la sua scomparsa si corre il rischio di perdere per sempre una buona parte della propria cultura e della propria storia.

Per questo è importante, per la conservazione e l'interpretazione, metterli per iscritto e preparare una mappa del territorio per strapparli alla dimenticanza.

È necessario inoltre mantenere ed usare sempre la stessa denominazione. Per esempio: la zona che si trova ad ovest del Comune di Rimella e che comprende le frazioni di Roncaccio Inferiore e Superiore, Magneronco, Pianelle, Riva, Sant'Antonio e Sant'Anna è denominata Er Örtu; alcuni la chiamano Röörtu. Così l'alpe Emrá viene anche chiamata Hermrá. Questo rende difficile interpretare il significato del toponimo.

L’origine bernese
Die bernische Herkunft

Non solo nei cognomi, anche nei toponimi possiamo leggere la provenienza dei coloni.

Dai già citati esempi, la forma Röörtu è giusta e potrebbe essere originaria del centro del famoso Emmental, dove ci sono posti denominati similmente. Röörtu, Rohrtal in Hochdeutsch, descrive perfettamente la situazione geografica della zona: "Val Tubo".

Il secondo nome per Rimella, con grafia italiana Termagiù, si scrive meglio zer Mätschu, contiene la parola Metsch (traducibile: "in centro"), che s'incontra nell'Oberland Bernese e, della stessa origine, anche a Bosco Gurin nel Ticino.

L'alpe Cevia si scrive preferibilmente d'Scheiwja perché è fuso con l'articolo femminile tedesco e l'espressione Scheijen (palo) al plurale, che si usava quale sinonimo di horn (corno) per indicare le montagne, come è in uso ancora oggidì in Pomatt (Formazza). La montagna, che prestava con la sua forma il nome, è sovrastante l'alpe Cima di Rondo. Scheijen si trasformò nel Vallese in Schijen e ci mostra una differenza con Rimella e Berna.

 

L'alpe Rondecca (Rundakku), la frazione San Gottardo (Rund), la parete rocciosa della Posa dei Morti (Tööteraschtu), la frazione Sella (Schàttal) e, sullo sfondo a destra, il Monte Rosa.

Gli esempi precitati non esistono nel Vallese, neanche i seguenti.

Con Agarstu si indica il passo per Fobello.

Agarstu è anche bernese e significa gazza. Un altro uccello, la ghiandaia, si chiama Herrägägger: Herr perché con la sua piuma blu è vestita come un signore, e Gägger perché schiamazza. Anche questo termine è sconosciuto nel Vallese, bensì nelle colonie tedesche del versante sud delle Alpi. Questo ci dimostra l'impossibilità di un’emigrazione da questa zona.

Anche nel vocabolario si trovano differenze, che non esistono invece quando si paragonano i vocaboli con il cantone di Berna. Sconosciuto al Vallese è Hunneg (Honig = miele), termine che potrebbe indurre gli abitanti del Vallese a capire Hund (cane)!

Landwasser, nome del torrente principale di Rimella, si ritrova anche a Berna.

La Punta Castello, fuori il Comune, si chiama qui Schynige Plattä. Una stessa località si trova a Wilderswil nel Berner Oberland, raggiungibile con una ferrovia a cremagliera.

Altre forme di toponimi comuni con il cantone di Berna sono Chrinna (Krinne), Gherscht (Ghürscht), Läit (Lätt), Schwände e Zum Tschengul (Tschingel).

Anche a Kampel abbiamo con il Bennebode (Pian Pennino) un nome che si ritrova non solo nei pressi della città di Berna ma anche nella valle Antigorio: il plurale di Bann, Bänne ("zona protetta, p.e. bosco che protegge gli insediamenti dalle valanghe). La parola .Bann entrava anche nel francese, dove banlieue, l'agglomerazione di una città, si capisce nel senso militare di proteggere la città. La montagna Helljer ha un nome-fratello con quello di un'altra montagna denominata Haller a Grindelwald nell'Oberland Bernese.  

Under d'Stüüdu di Rimella non differisce molto da quello usato a Lauterbrunnen BE vicino a Grindelwald, ma là è scritto in hochdeutsch "Unter den Stauden".

Lor a Kampel corrisponde al Lörwald e ad altre forme nel Bernese. Gli Zeggumüüru (Zeckenmauern)  contengono lo stesso significato come Zäggeneggen a Urtenen BE, la Zecca - die Zecke, dove anche l'italiano si serve della parola tedesca.

Nella toponomastica si deve notare una forma d'espressione speciale che conoscono solo i dialetti alemanni, tra cui anche il Remälljertiitsch (Remmaljertittschu, n.d.r.) Spieghiamo con un esempio: il contadino usa per il plurale di mucca Chüe (a Rimella Chie), Chüene (qui Chieno) o Chueleni. L'ultima forma del plurale contiene sempre un rapporto personale (del parlante) più vicino, o più sincero, alla cosa designata.

  Questo lo abbiamo già incontrato con Scheijen - Schweiwja, ed è riscontrabile anche in Walljanu, che descrive le zone "ondulatorie", e in Gljäwanu (Gleifen), toponimo che non si lascia tradurre.

L'alpe Emra, alias Hermra è formata da un vecchio verbo hirmen, il significato "Alpe della sosta" è quindi giusto. Nella Tööturaschte c'è l'altro verbo di stesso significato rasten, le due località sono in questo senso allora sinonime.

Lo Schlächtewald non è un "bosco cattivo" secondo il senso odierno di quest’aggettivo dappertutto nella lingua tedesca. Originariamente significava "piano", allora "bosco piano", ma questo vecchio senso è ancora in uso solo a Remmalju!

Gafall è la vecchia forma di Gefälle (pendenza) che descrive perfettamente questa montagna, solo i cartografi italiani ne hanno fatto un "cavallo". Il Monte Capio o Chappju non ha niente da fare con "capo", ma con "cappa" nella forma tedesca. Un Ross è nella parlata il cavallo, nella toponomastica invece descrive spesso le località in ripidezza imponente. Ma questo senso è andato smarrito dalla gente oggi. Molte Rossberg o Rossweid (pascolo) non hanno mai visto nessun cavallo, ma erano così nominate per la loro situazione in pendio, così anche il Rossbüdamji sotto Chappju.

Etzsch, Ätz, Atzung è la parola di base per un pascolo. Al nord delle Alpi si è conservato il verbo (ab)etzschen (brucare) che determinava quindi l'imposizione del toponimo.  

Così anche la "Cima Graticcia" non significa "grattacielo", ma Gratetschen, che implica "pascolo sino atta resta". La denominazione dell'alpe Ghebrecco non è iconducibile a questa forma, ma al tedesco Giburegg (Giebelrücken = "schiena a frontespizio"). Färich o Färch corrisponde in hochdeutsch a Pferch (recinto).

In Riiwu o Riifu, nella Svizzera anche Ryf, si e conservato la vecchia parola germana per "orlo", "sponda" che entrava nelle lingue romane come parola straniera.

Uno Stutz si può spiegare con "erta". Biischeruss ricorda il vecchio nome del vento di direzione nord, die Bise, ruzzen si dice comunemente per il lavoro dello spazzacamino, che pulisce il camino. Nella denominazione dell'alpe, dunque, è descritto il "soffiare impetuosamente del vento". Sotto l'alpe si trova Zunengo presso una strettoia della valle. Forse non significa "alla strettoia", ma "strettoia dello steccato".

Ho già precisato nel numero 1994 su cognomi nella oponomastica (Mannerugg, Fleppene, Kischumbodu). Il ritrovamento di vecchi documenti (20.8.1956: Hinderwasser, mappa del 1841/48: Hender Vasser) conferma chiaramente che l'acqua della valle die Runt si chiama Hinterwasser o Henderwasser nel senso "acqua di dentro" e non "l'altr'acqua"!

Certuni hanno evidenziato la presenza di due forme per Rohrtal e Runt, e cioè: Röörtu, Erörtu  e Runt, Ärunt. Questo si spiega per il fatto che la "a" si diceva vicino alla "r", come in uso nell'inglese e a Rimmen (Rima San Giuseppe), dove dicono anche Arimmu per il villaggio.

Nell'alemannico questo modo di pronuncia andava fuori uso e solo nel Tiitsch di Rima si conservava e, in alcuni casi curiosi, come in questi due nomi di località a Rimella. L'uso che permane a Rima non permette tuttavia di valutare che ci sia stato a Rimella un insediamento di persone provenienti da Rima!

Con questo chiudo l'analisi della toponomastica locale. Spero di aver potuto dare una risposta a molti interrogativi: soprattutto è importante avere chiarito che, se scritti correttamente, si tratta di nomi ben comprensibili e decifrabili, che ci possono illuminare sul senso e l'idea che motivava gli antenati quando per primi attribuivano i nomi alle località in cui si insediavano.

Anche i giovani che non lavorano più la terra come una volta possono ritrovarsi attraverso lo studio dei toponimi rimellesi che costituiscono, si noti bene, una gran parte della cultura della lingua del Tiitsch (Tittschu, n.d.r.)che non deve cessare come lingua parlata!

L'Autore di questa relazione lavora da anni nel campo della toponomastica ed ha collaborato al libro del prof. Paul Zinsii, Berna, Südwalser Namengut (Toponimi nelle colonie alpine del versante sud) edito nel 1984, pubblicando un supplemento di 55 pagine formato A4 in data 1.1994. Recentemente sono venuti alla luce centinaia di toponimi tedeschi in Piemonte, il che richiede la ripresa di tale lavoro di studio per completare un'opera che diventa sempre più importante contro l'abbandono e la dimenticanza.

 

Carta toponomastica di Rimella / Karte mit den Flurnamen Rimellas: